“Gestiamo ogni (post) gara quasi fosse un infortunio”
L’allenatore catanese delle Fiamme Gialle Claudio Licciardello racconta il nuovo talento dell’Atletica leggera italiana, Chituru Ali. Tra allenamenti e tecnologia.
Sorriso smagliante, sguardo scanzonato e una fisicità imponente che, con i suoi 198 centimetri per 98 chilogrammi, richiama alla mente quella di Usain Bolt. Da quando ha conquistato l’Argento al meeting finlandese di Torku, Chituro Ali ha invaso le pagine dei quotidiani sportivi di tutta Italia, conquistando ufficialmente il ruolo di degno erede del suo compagno di Nazionale, Marcel Jacobs.
Chituru (si pronuncia “Citru”) è nato nel 1999 da mamma nigeriana e papà ghanese. A Como, dove è cresciuto grazie all’affetto della famiglia Mottin, sognava un futuro da calciatore. È soltanto intorno ai 19 anni che realizza che con l’atletica avrebbe potuto raccogliere grandi soddisfazioni.
Nel 2019 si distingue nei 110 hs agli Europei U23. Nel 2020, dopo il lockdown, si concentra sullo sprint e conquista l’argento nei 60 metri indoor ai Campionati italiani del 2021, ottenendo la prima chiamata in nazionale maggiore. Due anni dopo migliora fino a 10.2 nei 100 metri, ma nel 2023 è frenato da problemi fisici. Ali non si arrende e, grazie al suo allenatore, si rimette in gioco. Quest’anno agli Europei di Roma, conquista l’argento dietro Jacobs, replicando a Turku nel Continental Tour Gold con un 9.96 che gli è valso il pass per i Giochi Olimpici.
A capire le potenzialità del giovane Ali, è stato un ex campione di Atletica Leggera, Claudio Licciardello, velocista di origini catanesi, che lo ha preso sotto la sua ala protettiva accogliendolo nel team delle Fiamme Gialle.
Claudio, che impressione ti ha fatto vedere Jacobs e Ali tagliare il traguardo davanti a tutti con quei tempi?
È stata una immensa soddisfazione giunta a coronamento di lunghi mesi di impegno e sacrifici.
Parliamo un po’ di Citru, ad un certo punto sembrava che il giovane atleta non avesse troppe speranze di coronare il suo sogno olimpico.
Diciamo che la sua condizione fisica ha destato per qualche tempo la nostra preoccupazione a causa di un problema al tendine del bicipite femorale che si è presentato prima nel 2023 e che sembrava potesse tornare a inizio 2024.
Immagino ti sia parso di rivivere in qualche modo la tua storia…
In un certo senso sì. Vedi, io ho chiuso la mia carriera a 28 anni, anche se, di fatto, si era già chiusa due anni prima a causa di un dolore cronico al tendine d’Achille sinistro che nel tempo non mi ha permesso di continuare l’attività ad altissimi livelli. Ci ho provato per diversi anni, ma nel 2009 quando le mie condizioni fisiche sono ulteriormente peggiorate ho deciso di dedicarmi agli studi per diventare allenatore.
Definiresti, questa, una scelta di ripiego?
Assolutamente no! È stata una scelta di vita: avevo capito, attraverso un’esperienza fatta all’estero, che nell’Atletica si possono raggiungere prestazioni elevate al di là del lavoro massacrante a cui eravamo abituati in Italia. Ho lavorato sui punti di debolezza della vecchia metodologia e ho cercato di apportare alcuni correttivi. Ci è voluto tempo per ottenere dei risultati, quantomeno per far passare il messaggio che il recupero e la prevenzione degli infortuni sono fondamentali per un professionista.
Parlando, del recupero mi sembra di capire che adesso è diversa la filosofia. Di quanto tempo hanno bisogno i tuoi atleti per tornare al 100% dopo una gara?
Dipende dall’atleta. Per Chituru, ad esempio, trattiamo ogni gara quasi come fosse un “infortunio”. Lo lasciamo riposare per almeno due tre giorni dopo ogni gara. In questo modo il suo rendimento sale, possiamo dire che “gareggi per allenarsi”. Spesso nello sport è il cervello che “regna” il corpo. Dopo una gara, il sistema nervoso ha un down molto importante e quindi bisogna accompagnarlo esattamente come si accompagna la super compensazione dei muscoli. Questa filosofia, derivata dagli Stati Uniti, si adatta perfettamente alle esigenze fisiche e psicologiche di atleti come Ali. Con lui, infatti, abbiamo lavorato tantissimo non solo sulla mobilità articolare e sulla postura, ma anche sul benessere generale. Abbiamo assunto diversi professionisti che si sono dedicati anima e corpo alle sue necessità.
E anche qui c’è un po’ di Sicilia…
Proprio così. Per noi è stato fondamentale l’intervento del team di Anythera, una start up siciliana che è partita da Milazzo e che, grazie all’eccellenza degli strumenti di cui dispone, sta conquistando grande fiducia tra gli addetti ai lavori, e non solo.
Dicci di più di Anythera, di che cosa si tratta?
Anythera è un dispositivo di ultima generazione che basandosi sui principi dell’elettromagnetismo e attraverso sedute programmate a seconda delle singole esigenze, consente agli atleti sia un recupero rapido e precoce dopo gli infortuni, sia il potenziamento dei parametri di stimolazione fisica e mentale. Grazie alla sua tecnologia, offre a chi lo utilizza grandi benefici, tangibili e duraturi. Dalla mia esperienza posso dire che funziona come nessun altro strumento prima d’ora.
Una sola apparecchiatura per diversi fini, sembra una sorta di scatola magica, consentimi un pizzico di ironia…
Figurati, capisco che per i non addetti ai lavori sia legittimo un po’ di scetticismo, ma ritengo che i risultati ottenuti da Chituru, così come da altri dei nostri atleti che ne hanno usufruito, siano sotto gli occhi di tutti. Ovviamente, il tutto si accompagna a un lavoro specifico studiato su misura per le caratteristiche dei nostri atleti, al quale si lega un allenamento personalizzato per ognuno di essi. Ma ti assicuro che Anythera è davvero un compagno di squadra ormai insostituibile.
Quali traguardi potranno raggiungere nel prossimo futuro le Fiamme Gialle grazie a questo prezioso lavoro di squadra?
Non voglio peccare di presunzione, ma sono convinto che le Olimpiadi di Parigi che inizieranno il prossimo luglio, saranno un’importante vetrina per i nostri atleti più esperti e una rampa di lancio per alcuni dei nostri emergenti più quotati, per Chituru in primis…
(Roma – luglio 2024)